Montecitorio, 1° dicembre 2014, ore 16,30
Oggi sono stata invitata ad un evento presso la nota sala del mappamondo di Montecitorio. Essendo l’argomento interessante e attuale, la sharing economy, discusso in un ambiente che difficilmente ho occasione di frequentare, e viste anche le favorevoli condizioni di lavoro che mi hanno permesso di liberarmi nel pomeriggio, ho deciso di partecipare.
Simone Baldelli, attuale vice presidente della Camera, avvia la sessione pomeridiana. Nella mattinata infatti, altri interventi cui non ho potuto partecipare erano previsti, fra i quali quelli di Matteo Stifanelli di Airbnb, nota piattaforma di social turismo (non saprei per ora, come altro definirla) e di Benedetta Arese Lucini di Uber, l’ ‘esperimento’ sardo sul riconoscimento vocale telefonico con grazie ad un’app consente la deviazione della chiamata verso il taxi giusto.
La sharing economy, afferma Baldelli, avvera un po’ un sogno del passato: realizza un’economia di mercato ma che ha in sé germi social, fenomeno calmierato , quindi nasce la necessità di regolare senza soffocare. La raccolta popolare di fondi è qualcosa di innovativo, la novità è quella del superamento dell’intermediazione: si supera la mediazione dei corpi intermedi, si supera e induce ad essere presenti con responsabilità, perché non vi sono regole apparenti, ma il meccanismo della ‘reputazione’ serve poi da ‘controllo’.
Dopo la sua breve introduzione arrivano Massimo Sideri, Marta Manieri, Emanuele Mora e Federico Capeci.
Massimo Sideri afferma che la sharing economy sta diventando un fenomeno importante. Ricordiamo la metafora della famigli Medici, che si era estinta nel 1700 per non condividere: chi non condivide, non va oltre.
Marta Manieri proviene da collaboriamo.org, sito che offre supporto e si occupa appunto di sharing economy . Il sito ha mappato 97 piattaforme dì sharing economy, che poi sono risultate 138 piattaforme collaborative che si dividono in varie tipologie, comprese quelle di Crowfunding legate ad esempio al turismo, come Airbnb, ma anche come Sardex.net, oppure Timerepublik, piattaforma Svizzera che serve quale banca del tempo. La sharing economy è un trend che ha iniziato a crescere soprattutto dal 2010, anche se siamo indietro rispetto agli Usa, dove è iniziata nel 2008 ed ha visto la sua espansione nel 2010. La srl è la forma giuridica prevalente nella sharing economy . Le piattaforme prelevano una percentuale sul traslato. Il modello di business non è ancora chiaro anche se spesso le piattaforme funzionano bene. Il superamento della massa critica è il grosso problema. Spesso si è più preoccupati di ‘andare’ on line che di quanto dovrebbe succede e accade ‘dopo’.
La ricerca sarà su collaboriamo.org
Federico Capeci parla più a fondo della sharing economy : Sharitaly è stata la prima a realizzare una ricerca diretta effettivamente su chi la sta usando e praticando davvero. Un’altra ricerca è stata fatta con collaboriamo.org.. In poco tempo è salita dal 13 al 22 per cento con una crescita imprevedibile. Nell’indagine state adottate tecniche per evitare le banalità delle risposte ed andare più a fondo. Nella sharing economy le persone non solo puntano sul risparmio ma anche sul fatto che si sentono un po’ imprenditori. Molte altre sono comunque le motivazioni che non fanno usare questi servizi, oppure li farebbero usare più spesso. Sul sito di Sharitaly.com saranno pubblicate le slide della ricerca.
Emanuela Mora ritiene che le pratiche di sharing economy sotto la cui etichetta si nascondono anche altro, rappresentano la dinamicizzazione dell’economia di mercato. Il successo delle piattaforme dipende anche dai processi di reputazione cui sono sottoposte.
Il potere che però potrebbero avere i fenomeni della sharing economy dovrebbe ancora essere valutato. Un elemento importante è che queste attività promuovono la piena utilizzazione delle risorse. Il fattore di successo delle piattaforme di sharing economy sono lo scambio allo stato puro. L’offerta è ancora maggiore rispetto alla richiesta. Gli innovatori di questo settore giovanile oltre a riconoscere il valore delle tecnologie, riconoscono il tratto del nuovo consumatore, il quale non ha ancora imparato a esercitare il suo potere di scelta al di fuori del recinto delle organizzazioni commerciali tradizionali.
Nella seconda parte delle attività pomeridiane, interviene il Vice ministro Casero, modera Luca De Blase che si chiede come possiamo condurre questo sistema italiano ad essere più accogliente e fare in modo che sia compresa e cambino fino ad essere importante per il mondo.
C’è bisogno da un lato di crederci di più ( ad es la Bnb non è più credibile perché è straniera).
cosa fare essere più credibile e importante? La domanda è per:
Elio Catania, il quale risponde proponendo un esempio che è anche una metafora: il proprietario di Volvo per dare importanza al suo prodotto comprò dei parcheggi in centro a Bruxelles lasciando scritto ‘riservato ai proprietari di auto Volvo’. L’Italia si è fermata di fronte a Internet. Cosa manca, quali sono i fattori che dobbiamo smuovere per andare avanti? Sono esattamente le stesse cose che in passato, l’intera economia e la stessa pubblica amministrazione deve fare un salto in avanti. È il problema di ripensare se stessi e di rimettersi in gioco. Rimettendosi in discussione con l’uso delle nuove tecnologie si possono vedere dei casi eccezionali dietro ai quali c’è un imprenditore che ci ha creduto e ha rimesso in circolo energie, stimolando il salto di qualità. Anche la Buona Scuola di Renzi sta andando nella direzione giusta. Il governo sta facendo le mosse giuste.
DiBlase fa riferimento al suo libro ‘Economia della felicità’ e suggerisce forse un ministero della felicità? La sharing economy fa dell’economia della felicità? Ma i poveri ? Il governo sta addosso all’innovazione domandando chi pagherà le tasse, forse, ma cosa dobbiamo fare per essere felici?
Casero Luigi, il nostro attuale viceministro, ritiene che il nostro paese ha per ragioni storiche, un’economia basata sull’intermediazione. La rivoluzione digitale porta al fatto che l’intermediazione servirà sempre meno ed è questo che frena l’andare avanti del paese. Quando saranno realizzati vari passaggi, il singolo cittadino potrà avere accesso da solo ad una serie di dati che servono dal ‘suo’ punto di vista. Questi passaggi portano nella pubblica amministrazione ad una rivoluzione che fa immaginare anche molte nuove funzioni, in sostituzione di molti lavori che non ci saranno più. Spesso il giovane è più propenso al cambiamento. Il potere dell’insegnante una volta era la conoscenza mnemonica, ma adesso ci sono insegnanti troppo anziani rispetto agli studenti. La macchina dell’innovazione dà moltissimo potere, ma bisogna cercare si sviluppare al massimo le potenzialità che hanno gli italiani. Nel nostro ambiente nazionale, c’è la tendenza a mettersi in proprio, uscire dalla grande azienda per creare tante piccole imprese: tutto questo dovrebbe poter essere considerato meglio nell’ottica di una nuova economia.
DeBlase ritiene che siamo talmente preoccupati di perdere posti di lavoro, che non sappiamo come affrontare le cose dal punto di vista di un cambiamento rivoluzionario in modo positivo.
Catania dice che Internet è come una livella su cui siamo tutti uguali: chi ha paura vede solo gli aspetti negativi. Si vedono ad esempio solo i licenziati, ma in Svezia per ogni licenziato, si sono formati più posti di lavoro nell’ambito tecnologico, e questa situazione va presa in mano dal governo che deve mettere fra i suoi punti essenziali, l’avanzamento dell’agenda digitale, partendo dalla scuola elementare che deve promuovere non tanto l’uso del telefonino, ma l’uso del linguaggio di programmazione.
La terza parte rappresenta il momento sicuramente più vivace: Maria Luisa Pezzani di Radio24 fa da moderatrice con domande interessanti fra Gregorio Arena, Carolina Pacchi e Ivana Pais. Fa notare come quando si parla di sharing economy, manchi una definizione italiana vera, che si traduce a volte come economia di condivisione o di collaborazione, ma mancano anche le regole.
Fiducia, reputazione e responsabilità sono la base della se: di questo è convinto Arena ed è straordinario, perché lui stesso sta combattendo per una pubblica amministrazione condivisa.
Da consumer a prosumer da cittadino a cittadino attivo…
Restiamo tutti in attesa, quindi, delle regole che saranno create appunto per non soffocare ma per promuovere la sharing economy, ricordando forse in maniera non secondaria che anche la ricerca e l’educazione si stanno aprendo con qualche significativo esempio, al crowdfunding se non alla sharing economy.