Galleria di Sl, 24 gennaio 2011
Mentre Piera Shoreman, in sl, presenta la terza lezione del corso, rifletto un po’ sulla storia delle TD, delle TIC, fino alla LIM
TD, Tic e ora Lim: acronimi che apparivano strani fino a poco tempo fa. Già intorno agli anni ’80 trovare un computer a scuola indicava solo una stanza: la segreteria. Poi negli anni ’90 i computer sono stati chiusi nelle aule multimediali: sotto chiave, in stanze buie e intoccabili, dove solo ogni tanto si facevano entrare gli alunni. Anni 2000: si affaccia l’idea che il computer potrebbe essere usato nelle aule. Finalmente si parla di uso trasversale delle nuove tecnologie, un uso interdisciplinare che inizia a distaccarsi anche dall’idea di un insegnamento di tipo “piccolo segretario”: non è necessario insegnare agli scolari il tipico pacchetto di “office”: videoscrittura, foglio di calcolo, ecc…sono tutti strumenti che è bene abbiano uno scopo per l’acquisizione delle conoscenze, piuttosto che per creare ed insegnare direttamente l’uso specifico di un programma proprietario.
Molti studi e ricerche internazionali, dimostrano come i nuovi strumenti si sposino in modo ineguale alla didattica: ad esempio ne trae giovamento l’insegnamento della matematica, o migliora l’apprendimento dei bambini in difficoltà di vario tipo, prime fra tutte le disabilità attentive (sempre in aumento purtroppo) fino alle situazioni estreme di autismo con l’uso della CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) di cui tanto parla Gava, e dove il computer rappresenta l’elemento estremo di aggancio alla realtà.
E infine arriva la Lim: la lavagna “magica”: cosa fare, come usarla, è davvero lo strumento che consentirà ai docenti di riappropriarsi dell’attenzione degli alunni? Quell’attenzione che è andata sfumando da quando insieme al computer, sono comparsi mp3, cellulari, e programmi come messenger, yahoo…che permettono ai nostri alunni di essere “sempre connessi” mentre noi, immigrati digitali, ormai di una certa età, restiamo fuori, tagliati fuori, estranei alle loro conversazioni multiple, al loro modo di lavorare “multitasking” dove non è più indispensabile iniziare un compito e portarlo a termine subito, ma si può farlo intanto che si celebrano un sacco di altre cose: tante “finestre” nello schermo del pc, chat aperte…Sì, è vero: essi, i nostri figli, stanno perdendo delle capacità che per noi erano basilari: attenzione costante, concentrazione su di un unico concetto, coerenza ecc… Certo altre capacità si stanno facendo avanti in loro, capacità che non noi possiamo solo immaginare e che solo in futuro saranno chiare: nuove connessioni nervose, nuove sensibilità che avranno (Vedi DeKerckove) interconnessioni impensabili per noi di vecchia generazione. Nei percorsi di apprendimento- insegnamento realizzati con la lim gli studenti trovano modalità vicini alle loro abituali modalità di conoscenza, se poi aggiungiamo la costruzione collaborativa si forma un binario costruttivo molto interessante e attraente che può consentire di riappropriarsi veramente, dell’attenzione dei nostri studenti non vuol dire bloccare questo processo, ma anzi sostenere ciò che la nostra società ha creato oggi e sta creando per loro. Non usare le nuove tecnologie, non sfruttare le potenzialità della lim oggi, vorrebbe dire essere anacronistici, essere fuori dal tempo e pretendere di insegnare a chi corre nella rete coi propri pensieri, con la tavoletta di cera e il puntello.
Intanto oggi pomeriggio ho potuto realizzare una lezione con la lim (la seconda) che ha ripreso una mia unità didattica sulla poesia, che poi ho potuto salvare in formato pdf e mettere nel blog della scuola: Abbecedario con la lim.
Intanto ho salvato le slide di Carmine Iannicelli e Piera Ferraro che ripropongo qua, dietro loro autorizzazione: non sostituiscono la lezione, ma rappresentano un buon promoria!