Seminario Nazionale Cittadinanza e Costituzione, Firenze 27-28 settembre 2018

La Scuola polo nazionale I.C. Le Cure di Firenze, intesa con la Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del MIUR, con USR per la Toscana, ha organizzato un seminario di due giorni a Firenze, sul tema della Cittadinanza e Costituzione. Molti gli interventi di persone note nel mondo della scuola, all’evento di apertura; ma anche di dirigenti scolastici e semplici docenti chiamati a presentare i progetti scelti sia per la loro completezza e riproducibilità, sia per la loro rappresentatività a livello nazionale, nei workshop del giorno dopo. A completare il quadro nazionale, una sala intera destinata alla mostra dei lavori, che le varie regioni avevano presentato e non erano rientrati nel programma per la necessità di sintesi.

Nell’introduzione di Petruzzo, non solo i saluti ma anche un incitamento a mantenere la passione per l’insegnamento, coadiuvando le famiglie che non possono essere lasciate sole nella costruzione dell’uomo libero: questa concezione dell’istruzione che porta alla libertà, non può rimanere solo una chimera.

Cristina Grieco, assessore fiorentino all’Istruzione, parla dell’importanza di queste due giornate, per un confronto necessario sulla competenze di cittadinanza e costituzione che devono essere anche, come diceva Petruzzo, competenze di cittadinanza “mondiale”. Come Regione Toscana, le attività scolastiche vengono molto supportate con iniziative bene note, nel mondo della scuola; ad esempio, il treno della memoria , la giornata dei diritti e il Mandela Forum. Una nuova iniziativa è studiare le Foibe, studio partecipato sui confini orientali; ci sono anche “La costituzione agli italiani” e altre iniziative di progetti zonali che a livello locale vengono incentivati, affinché la Carta Costituzionale sia considerata come la nostra “stella polare”. Dal 2016 inoltre, viene fornita a tutti gli studenti, copia della Costituzione. Spesso a scuola, di questo documento prezioso, facciamo leggere i primi 12 articoli, ma l’art. 34 è quello che piace di più : “La scuola è aperta a tutti” e proprio in questo anno tale messaggio è importantissimo. Leggere la Costituzione in classe deve essere un impegno costante. Per educare un bambino ci vuole un villaggio intero, dice un proverbio africano e tale villaggio deve essere la scuola.

Maria Assunta Palermo, direttore generale della pubblica istruzione, porta i saluti dal Miur.
Oggi siamo qui ad aprire uno dei tre seminari previsti, in questo caso per il primo ciclo. È stato fatto un percorso coerente a seconda delle necessità della scuola, sul tema per cui si prevede una ricaduta a cascata: i docenti hanno un ruolo importante, dobbiamo ringraziare gli insegnanti per il confronto continuo con le nuove generazioni; essi coniugano nuovi metodi con le conoscenze di base, sulle quali si può costruire tutto il resto. Sono competenze di base anche ascoltare gli altri, stare insieme, … nel rispetto della società. Pensate a quanto è importante allora, l’art. 3 della Costituzione, che recita: “La Repubblica rimuove gli ostacoli per l’istruzione”.

Cristina Giachi, vicesindaco di Firenze, sostituisce Nardella; vuole partire proprio dall’art. 3: rimuoviamo davvero gli ostacoli? C’è ancora tantissimo da fare; l’elaborazione culturale è arrivata ad un alto livello, ma allo stesso tempo la competenza di cittadinanza e costituzione è fondamentale per costruire il cittadino di domani: l’importanza di questa disciplina non è chiara alle famiglie e per questo occorre una disciplina che si riferirà all’essere cittadini mondiali; ma certo i problemi sono tanti per l’eguaglianza di cui si parla nell’art. 3, e per questo stiamo raccogliendo firme per istituire un’ora nelle scuole, per imparare ad essere cittadine e cittadini.

Intanto arriva il dott. Flick, che ho già ascoltato a Grosseto, in occasione della sua lectio magistralis organizzata dalla Prefettura: una giornata durante la quale gli studenti delle classi 5° superiori avevano preparato una moltitudine di domande alle quali, purtroppo, non ci fu tempo di rispondere, nella loro totalità; ma di certo le sue parole sulla Costituzione, mi avevano colpito per il calore di cui la circondava.

Italo Fiorin parla di un seminario in cui i veri protagonisti sono seduti fra il pubblico e sono i docenti. Il seminario ha la sua origine in un documento denominato “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”. Le indicazioni nazionali sono la stessa carta costituzionale della scuola, ma un testo non può durare a lungo in una società che cambia. Rilanciare le indicazioni vuol dire aprire al confronto del testo con i nuovi scenari: siamo in un passaggio d’epoca: Bauman ne parla come di restringimento e aggiunge parole come globalizzazione, aumento dei conflitti, debito nazionale… sono solo alcune di quelle che caratterizzano la nostra attualità.
Apprendere facendo come diceva Dewey, va praticato anche nell’insegnamento della Costituzione e della democrazia: la democrazia va praticata e allo stesso tempo si sta lavorando ad un manifesto del bene comune. Fra poco celebreremo i 70 anni dei diritti umani. Che fare a proposito della Cittadinanza e costituzione? Una nuova materia. Certo una scuola che vuole mettere in pratica la democrazia, deve riprendere i suoi fondamenti di base, deve insegnare ad apprendere e imparare a stare al mondo: insegnare a vivere. Come la cittadinanza può rappresentare un punto dell’imparare a stare al mondo? Le indicazioni parlano del bene comune, dell’aiuto … di un curricolo rinnovato, non solo una testa ben fatta, come diceva Morin ma anche fatta col cuore, e ci riferiamo ai diritti umani di cui siamo portatori. Ripensare la fraternità come elemento fondamentale, il dono… la sfida dell’educazione non è semplice se si pensa che tutte queste materie non restino appunto materie, ma diventino concretezza e fare quotidiano. Per “Indicazioni”, si indica qualcosa e la cittadinanza è l’indicazione per tutti.

Il tema centrale della Costituzione viene presentato da Giovanni Maria Flick, col suo libro per il settantesimo anno dalla promulgazione della nostra costituzione.
Cittadinanza e costituzione sono due parole abbinate a perfezione: senza riferimenti politici, il tema della Costituzione può essere variamente trattato in campo di modifiche istituzionali ma certo spesso si è presa la strada di non applicare la costituzione: ad esempio, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti della costituzione e i limiti garantiscono i diritti e i doveri fondamentali, che possono sembrare sorpassati ma che sono ancora attuali. Certamente se si saltano alcune righe di uno stesso articolo, si passa facilmente dalla democrazia partecipativa a quella plebiscitaria ecc..
la cittadinanza nata come sentimento di fratellanza, si sta trasformando in selezione, pensiamo ad esempio, ai varchi aeroportuali e anche a quelli lavorativi.
Ora di cittadinanze? Di costituzione? Qui i responsabili sapranno cosa fare: certo è che la Costituzione è scritta con linguaggio semplice, perché nata dal basso, dalla sofferenza, anche dalla giurisprudenza. Avendo lavorato ai 400 articoli della costituzione europea, si può affermare che quest’ultima è nata a tavolino ma funziona poco, funziona molto di più la nostra Costituzione italiana, perché è stata una conquista. Ma la Costituzione vive nella misura in cui noi la facciamo vivere, altrimenti resta un libro piena di polvere; il problema di fondo è che la Costituzione non è conosciuta: ad esempio, fra i 139 articoli divisi in principi fondamentali, diritti e doveri ed equilibri fra poteri, si afferma che l’Italia ripudia la guerra: è un semplice enunciato comprensibile a tutti. Occorre un adeguamento ai tempi attuali per i mercati finanziari cambiati, per i lavoratori differenti ma il principio di uguaglianza e solidarietà sono sempre quelli. Qui scatta il meccanismo di quanto la Costituzione sia stata attuata: quanto resta da fare. In gran parte è stata attuata ma molto resta da fare. Ad esempio le pene tendono alla rieducazione e non possono venire meno ai diritti fondamentali. Molto resta da attuare, ad esempio, la Costituzione parla dell’uguaglianza e qui siamo ancora lontani. La Costituzione mette come primo elemento della disuguaglianza l’elemento della lingua: c’è qualcosa di troppo ad esempio nel termine della razza o di meno nella sperequazione fra gli stipendi degli uomini e delle donne. Si potrebbero proporre tre momenti:
Primo momento : uguaglianza pari dignità sociale, uguaglianza religiosa, patrimonio storico e artistico e tutela per il futuro dei nostri figli.
Secondo momento : diritti e doveri
Terza parte: è quella della costruzione della vita politica (chi è il presidente del governo, del parlamento, la magistratura…). Per capire cos’è la Costituzione si devono usare le 5 w del giornalismo americano.
Oggi stiano cercando di cambiare la Costituzione e riconciliarla col tema della cittadinanza, senza riuscirci. Rischiamo di sostituire il vitello d’oro con l’algoritmo d’oro.
Ricordo che anche a Grosseto, Flick fece un riferimento al digitale che mi colpì molto *.

Ivo Lizzola affronta il tema del l’insegnamento della Costituzione, ma le infanzie che arrivano a scuola non sono tutte uguali: alcune sono più esposte di altre e spesso dovremo insegnare a costruire relazioni fraterne.
Le nostre scuole aiutano a riconoscere le fragilità dell’altro, a sentire il sentire dell’altro? Insegnare la Costituzione è una sfida ad applicarla veramente e a ripetere quei principi di uguaglianza e fratellanza che si ripetono di generazione in generazione. Per esempio, bisogna ospitare a scuola le storie degli uomini comunitari per far proprio il loro viaggio. Insegnare la Costituzione è anche l’impegno di pulire il futuro, dalle torbe del passato dai meccanismi dei pensieri chiusi… hanno pensato bene i ragazzi della rosa bianca perché hanno visto il nazismo e sanno bene chi è Mandela.
L’intervento di Lizzola è stato forse il più appassionato e più vero, parlando dei bambini e delle bambine attuali e dei problemi che generazioni totalmente distaccate le une dalle altre dell’attualità, hanno nel vivere oggi.

Sabatini, indiscusso linguista italiano, noto anche per la sua presenza in tv, si ascolta con una certa fatica. Egli fa notare che in molti documenti scolastici si ha un concetto di lingua legato solo alla sua funzione comunicativa, mutilandola così delle altre sue parti. Ad esempio la lingua scritta, che incorpora la lingua attraverso i suoi strumenti dell’occhio e della mano. Il cittadino bilingue è una risorsa e l’acquisizione di una nuova lingua si fa vivendo profondamente in un ambiente. Lo studio della grammatica è una schedazione della lingua che chiede l’uso concreto ma è anche vero che se qualcuno non ti spiega ad esempio, l’uso del passato remoto e del passato prossimo, non è poi così chiaro.
Le lingue sono tante e diverse ma ogni individuo ha solo due lingue: quella materna e vissuta e tutte le altre. E il multilinguismo? La neuroscienza mette in guardia da precocità a tutti i costi per l’importanza di vivere a fondo la lingua madre. Allargare la cittadinanza richiede molta attenzione con l’arricchimento linguistico perché l’Europa ha molte bellissime lingue ma certo la cultura anglosassone ci ha voltato le spalle; quando però, si parla di cittadinanza europea, in realtà si riprende in mano il concetto della mente umana e della sua capacità di sentire l’umanità.

La presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, in collegamento da remoto, purtroppo non si riesce proprio a capirla… rimandiamo ad eventuale report ufficiale.

Luciano Corradini inizia con una nota musicale divertente, suonando l’armonica. Egli è fautore della disciplina “Cittadinanza e Costituzione” e si rifà allo statuto Albertino ed a una vecchissima pagella contenente una strana materia, quale “nozioni varie”. I programmi scolastici sono stati rifatti varie volte ma tralasciando ciò che c’era prima, mentre la Costituzione è rimasta la stessa: …tutto questo presuppone una concezione dinamica e aperta. L’interpretazione dinamica della norma c’era anche prima in quanto una legge è valida se aiuta a crescere e migliorare. Nel 57 fu fatto un convegno, dal titolo “Educazione civica e insegnamento della Costituzione”. I neonati sono extracomunitati? Conoscono solo i loro diritti ma non i doveri.
La costituzione riconosce nella dignità umana un diritto inalienabile ma spesso i diritti vengono disattesi e non si conoscono i doveri. Egli cita un decreto di Aldo Moro e Gronchi del 1958, che dovrebbe essere questo “DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 13 giugno 1958, n. 585, Programmi per l’insegnamento dell’educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica

 

* Egli il 15 gennaio ultimo scorso, a Grosseto, paragonò Internet e il digitale al vitello d’oro adorato dagli ebrei mentre Dio dava le tavole della legge a Mosè. Scendendo dal Sinai, Mosè le spaccò… questo paragone mi ha colpito ma non sono in accordo. Sembra che in un momento di crisi, la società abbia preso ad adorare internet ed il digitale appunto come il Vitello d’oro (leggi “falsi dei”). Ma allora cosa arriverà dal Sinai? Perché mai Internet è paragonabile ai falsi dei? Insomma… si apre una discussione vasta.

La notizia dell’evento a questo link.