Addio, maestra Edda!

Forse, ci eravamo dimenticati un po’ di lei, presi dai “gironi” burocratici che si sovrappongono l’uno all’altro. Ma la maestra Edda non si era mai scordata della scuola: era la sua passione. Quando la vidi la prima volta sembrava una nobildonna: il profilo aristocratico, estremamente colta, figura snella e aggraziata, sempre ben vestita. La incontrai nei corridoi un po’ bui della scuola Primaria L.Santucci, quando ancora vi lavorava, circa trent’anni fa.

Erano i tempi duri e belli della “scuola del mattino”: dopo le dodici e trenta, tutti  a casa, con i compiti da fare e le lezioni in cartella. Questo tipo di scuola aveva accompagnato in maniera quasi uniforme gli alunni che come me da piccola, iniziavano a frequentare il primo di ottobre e col sole di giugno riprendevano la loro libertà fra le strade del paese, nel periodo del boom economico italiano. Le innovazioni nella scuola tardavano a venire, un po’ come oggi, del resto, e le porte delle classi restavano chiuse a tutti: guai a far entrare qualcuno e men che mai una giovane insegnante, quel ero io a quei tempi.

Eppure la maestra Edda aveva qualcosa di diverso: la disponibilità a mettersi in discussione e quell’apertura mentale che le consentiva di vedere i giovani con benevolenza, rappresentando loro, il futuro del mondo. Sensibile e attenta, la maestra Edda amava molto i bambini, tanto che i suoi  rimproveri erano dolci e fermi:  autorevole nel suo pacato modo di esprimersi, sempre col sorriso e quella saggezza che oggi abbiamo un po’ dimenticato, e che invece ci vuole con le nuove generazioni in crescita.  Seria e riservata, di larghe vedute, mi offrì subito il suo aiuto, semmai ne avessi avuto bisogno: lavorava con impegno e non aveva tempo da perdere, ma mi dette l’impressione di gradire le idee innovative del tempo pieno, che a quell’epoca esordiva a Castel del Piano, come una novità assoluta e che avrebbe potuto cambiare volto alla scuola. Equilibrata nei giudizi, seria e gentile. La ricordo nei giorni antecedenti al matrimonio della figlia, col sorriso un po’ ombrato dai pensieri, ma determinata a far vivere quel giorno nel migliore dei modi. La ricordo con la simpatia di chi, nonostante l’età diversa, ti guarda negli occhi e si riconosce nella professione più bella del mondo: la maestra.

Qualche giorno fa la maestra Edda ci ha lasciato e voglio salutarla con l’affetto e la simpatia che contraddistingue le grandi persone, quelle che non hanno bisogno di mettersi in mostra per essere ricordate, ma che hanno  ugualmente saputo lasciare un’impronta nella storia del nostro paese.